Ci sono soluzioni per questo problema?
La tecnologia oggi fornisce diverse soluzioni al problema dell’umidità di risalita:
– interventi meccanici che si ottengono con un taglio vero e proprio della parete alla base del pavimento e l’inserimento di materiali isolanti che bloccano la risalita dell’umidità si realizzano con grandi seghe diamantate che sezionano letteralmente la muratura in senso orizzontale (operazione vietata in zone a rischio sismico)
– interventi elettrosmotici che producono una inversione del campo elettrico naturale e promettono una conseguente ridiscesa dell’acqua, ma richiede una lunga serie di elettrodi da infilare nelle murature (con lunghi fori) o apposite centraline elettroniche con emissione di radiofrequenza
– intonaci evaporanti (o macroporosi) che sostituiscono i normali intonaci (previa demolizione) con altri speciali che, grazie alla loro porosità permettono una ottima velocità di evaporazione, assorbendo rapidamente l’acqua dalla parete, ma rendendola totalmente all’ambiente abitato (aumentando il grado di umidità relativo ed il trasporto di sali)
– interventi chimici che, similmente al taglio meccanico, creano di una barriera all’interno della muratura, esso richiede una lunga e ravvicinata serie di fori a livello murario per iniettare un prodotto chimico molto fluido che va ad ostruire le capillarità murarie sigillandole. Richiede una lunga aerazione perché questo prodotto inglobato nel muro, rimane puzzolente e tossico per molti mesi dopo l’applicazione.
Tutti questi procedimenti (spesso non risolutivi e di breve durata) richiedono lavori edili ragguardevoli e costosi e tempi di realizzazione piuttosto lunghi con conseguente necessità di allontanarsi dall’abitazione fintanto che i lavori non verranno completati. Sono comunque invasivi, polverosi, pericolosi per la salute ed alcuni creano alleggerimenti strutturali deprecabili in zone a rischio sismico.
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