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“L’acqua resta ancora l’elemento più misterioso e incontrollabile dell’universo, la dimensione ancestrale dell’uomo che l’umanità non è riuscita completamente a declinare con la parte peggiore della propria filosofia dello sviluppo, un luogo indefinito e incerto la cui esistenza è una tabe insostituibile non solo per la vita biologica, ma per quello sguardo interiore che, a volte, ci fa desiderare la perfezione dell’equilibrio e l’armonia con la natura.”
“Sanno bene le poche comunità che vivono ancora in rapporto osmotico con l’acqua che essa, oltre un limite stabilito dalla natura e non dall’uomo, non può essere governata ma in qualche misura solo accolta.”
“Quindi più che i proclami, varrebbe il diritto di sopravvivere di queste microeconomie anfibie, anche loro cancellate catastroficamente in nome del mercato o di qualche altro dio artificiale, perché talmente cariche d’esperienza che il loro vivere il bordo, nel confine tra acqua e terra, le fa uniche e insostituibili anche per la più alta delle montagne.”
da Renzo Franzin, La perduta cultura dell’acqua, 19 ottobre 2000