Stare bene in casa: il benessere igrometrico
Il benessere igrometrico in casa
Vi siete mai chiesti cosa significhi benessere igrometrico? O il perché della sensazione di caldo e di freddo?
Ebbene, tutti sappiamo che non è solo la temperatura a determinare il nostro stato di benessere fisiologico, ma anche l’umidità.
Temperatura e umidità sono infatti percepite tutte assieme e praticamente indistinguibili dal nostro organismo e, assieme, ne determinano il cosiddetto benessere igrometrico.
La sensazione di caldo e di freddo è dunque molto collegata anche all’umidità dell’aria e la difficoltà di traspirazione corporea dovuta ad eccessi umidi, si connota come sensazione di caldo e di afa in estate e di freddo penetrante e pungente in inverno.
Temperatura e umidità ideali di un ambiente
Premesso che la cosa sia piuttosto soggettiva, si può dire che una temperatura intorno ai 20°C e un’umidità relativa dell’aria domestica compresa tra il 45% e il 55%, sono il punto di riferimento più accettato come benessere igrometrico, uno status che garantisce anche una buona efficienza energetica.
Ovviamente dipende anche dalle condizioni esterne: se fuori si hano 30°C all’interno si potrà star bene anche a 25°C e di certo non ci aiuta tenere il condizionatore al massimo, anzi sarebbe più opportuno utilizzarlo in deumidificazione (risparmieremmo molta energia senza beccarci un raffreddore).
Per misurare la temperatura si usa il termometro e per l’umidità l’igrometro, tutti lo sanno ma questi due strumenti andrebbero sempre usati e letti insieme, per tenere sotto controllo il livello di benessere igrometrico ambientale.
Quando in casa si avverte una sensazione di freddo può non essere sufficiente (ed addirittura sconveniente) alzare la temperatura del riscaldamento, perché spesso la causa è un’umidità relativa inadeguata o troppo alta. Anche per la sensazione di afa tutto può dipendere da un’umidità relativa troppo elevata (quindi non solo la temperatura).
Come controllare temperatura e umidità
Temperatura e umidità relativa in un edificio dipendono spesso anche dal grado di isolamento, dalla qualità dei materiali da costruzione, dalla tecnica costruttiva, dall’umidità muraria e da un buon progetto iniziale.
Sarebbe inutile e costoso riscaldare e raffrescare l’aria con caldaie e condizionatori, se poi i muri non ci aiutano a regolare il benessere igrometrico.
La sensazione di benessere termico che contribuisce al benessere igrometrico, non dipende solo dalla temperatura dell’aria, ma anche dalle temperature delle superfici circostanti a noi (pareti, soffitti e pavimenti).
Accade infatti che davanti a una parete fredda, il calore del nostro corpo (fisiologicamente stabile a una temperatura media intorno ai 37°C) tende ad irradiare verso la parete più fredda lasciandoci una sensazione di freddo.
Se anche alziamo la temperatura dell’aria, la parete resta comunque fredda e poco cambierà dal punto di vista del benessere, avremo solo speso di più per il riscaldamento.
Coniugare efficienza energetica e benessere igrometrico
Se è vero che l’efficienza energetica è importante e che un edificio deve consumare meno energia possibile (per riscaldamento invernale e climatizzazione estiva), questo non deve avvenire a scapito del benessere fisiologico che è basato essenzialmente sul benessere igrometrico. Ne va a scapito anche la nostra salute.
Le pareti impermeabili, spesso usate nelle costruzioni moderne, possono essere anche molto efficienti in termini di consumi energetici, ma sono malsane, soprattutto nelle stanze ad alto tasso di umidità come il bagno e la cucina.
Isolamenti impermeabili e barriere di vapore sigillano in modo malsano le nostre case e favoriscono solo la formazione di condensa e successivamente di muffe e batteri.
Anche i cappotti termici che vengono fatti recentemente applicando sui muri esterni pannelli isolanti sintetici, sono sì dei buoni isolanti dal punto di vista energetico (perchè tengono lontano il calore solare estivo ed il freddo invernale), però sono anche illogici dal punto di vista del benessere igrometrico, perché non permettono all’edificio di traspirare.
Un buon isolamento termico è quindi di fondamentale importanza per ottenere il massimo benessere igrometrico in un edificio, ma murature leggere, isolate con materiali sintetici nelle intercapedini, non funzionano bene e non daranno mai il giusto comfort.
Funzionano invece benissimo i muri spessi di una volta, che hanno una ottima inerzia termica e che sono costruiti con materiali sani, naturali e porosi, in grado di poter respirare e di immagazzinare il giusto calore.
Il problema è che oggi si tende a costruire sempre più ‘leggero’ e questa tendenza aumenta l’influenza degli isolamenti; aumentare però gli spessori degli isolanti sintetici non aiuta al benessere igrometrico e rende gli ambienti umidi e sempre più malsani.
In questi casi è fondamentale puntare su materiali naturali e traspiranti che comunque non precludono le caratteristiche isolanti dei sintetici in fatto di prestazioni aumentando notevolmente però la traspirazione naturale (che è la caratteristica fondamentale).
Sughero biondo naturale, fibra di legno, lana di pecora, fibra di canapa, fibre di cellulosa o di juta sono tra i più performanti, ma si comincia anche a sentire sottoprodotti agricoli che, opportunamente trattati, sono ugualmente molto performanti, puliti e durevoli come la paglia o aggregati di paglia e fibra.
Pensiamoci bene quindi quando apportiamo modifiche e miglioramenti alla nostra casa, non sempre il meglio per il portafoglio risulterà anche il meglio per la nostra salute!
Liberamente tratto da un articolo di Michele Ciceri